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Matrimonio

Matrimonio in chiesa: perché?

Per tradizione e per estetica: il rito civile non è significativo e suggestivo come il rito sacramentale?

Eppure, oltre la suggestione, il valore sacramentale prevale, per chi si affida a Gesù, su ogni altra considerazione, che ne può derivare.

Sacramento: partecipazione attiva alla salvezza, che sgorga da Gesù: essere salvati e, con lui, diventare salvatori. Quindi chiedere aiuto a Gesù, per impegnarsi con lui.

Il sacramento è espressione viva della vita di Dio. Riconoscere che tutto viene da Dio e tutto ritorna a Lui, ma, soprattutto, vivere la piena entrata di Dio nella nostra vita, e nostra entrata nella vita di Dio. Il sacramento del matrimonio è divino, aperto dall’infinito all’infinito. È il gioco della danza trinitaria, che diventa la danza degli sposi. Il sacramento del matrimonio assorbe gli sposi nella Trinità, tramite l’opera di Gesù e dello Spirito in loro.

In questo senso, il matrimonio è cristiano, non per un rito diverso, esteriormente, da quello civile.

Essendo il matrimonio opera di grazia di Gesù, nella donna e nell’uomo, dalla persona di Gesù dipendono le conseguenze psicologiche, morali, e perfino giuridiche, che promanano dal Sacramento.

Guardando e immedesimandosi alla persona, all’opera e alle parole di Gesù, si individuano anche le tracce comportamentali della vita matrimoniale, affinché queste non degradino a tradizioni, a buon senso, a dettati di legge.

Tracciati psicologici: l’unione rafforza la debolezza, e costituisce la Chiesa domestica: “dove sono due nel nome di Gesù, …”. L’altro quindi resta altro, ma diventa uno con il coniuge, in una dinamica di superamento dell’egoismo.

Tracciati morali: comportamenti che favoriscono la grazia, anche entro l’appagamento dei sensi; è inoltre il dono che si estende ai figli.

Tracciato legale: la indissolubilità, espressamente dichiarata da Gesù, recepita nelle indicazioni della chiesa, per obbedire a Gesù e non per sfizio fantasioso dei papi.

GCM 10-07-07