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Pregare i Salmi

Ho cominciato a gustare i salmi quando mi sono affiancato a Gesù, che aveva recitato gli stessi salmi.

Prima di allora reputavo i salmi una specie di prestito, un qualche cosa usato nella Chiesa, in mancanza di meglio, e con la convinzione che i salmi facevano parte della “Parola di Dio”. Era quasi una formale intromissione del Vecchio nel Nuovo Testamento, per non contraddire la loro connessione.

Quando il Signore mi ha fatto vedere che anche Gesù recitava i salmi e che la “Scrittura” di Gesù, cui egli faceva riferimento, era la “sua” Scrittura, allora ho chiesto allo Spirito Santo di illuminarmi, per intuire i sentimenti sperimentati da Gesù durante la preghiera dei salmi.

Entrando nei sentimenti e nella pietà di Gesù, ho cominciato a scoprire i salmi quale tramite privilegiato con il Padre, tramite che mi ha indotto a gustare i salmi, come li gustava Gesù.

Anche i salmi che parlano di strage dei nemici e di guerre?

Non proprio. Gesù vedeva le stragi quale castigo per l’idolatria. I salmi corrispondenti erano deprecazioni dell’idolatria, incorporata nei pagani. I salmi erano composti in un paese sovrano o tendente alla sovranità politica. Gesù invece viveva in un paese colonizzato, nel quale la vera libertà era la libertà dal maligno, ossia dal peccato, dall’idolatria, dall’odio. Egli elevò la richiesta della “libertà” alla richiesta della libertà dall’anti-Dio: “liberaci dal maligno”.

Egli viveva i salmi come fiducia nel Padre, lode per la sua grandezza (“il Padre è più grande di me”) e per il mondo (da lui creato insieme con il Padre), richiesta di aiuto.

Egli si immergeva con amore nei salmi.

GCM 16.01.06