Messa e dialogoPersona o cosa?
Noi ci incontriamo spesso con gli altri. Nell’incontro ci interessa la persona o la cosa? Quando partecipiamo a una conferenza, siamo disposti a incontrare la persona del conferenziere e degli altri presenti, oppure ci interessa soltanto l’argomento?
Quando ci “raduniamo” per la santa messa domenicale, ci piace unirci ai presenti, oppure ci interessa la nostra preghiera o il “dovere” festivo? E’ un incontro, o una cosa che si deve fare per non trasgredire un’obbligazione?
Alla messa ci interessa l’incontro con Gesù o l’esprimere meramente preghiere e canti?
Eppure la messa è intessuta di incontro e di dialogo.
Il saluto iniziale è davvero un saluto oppure è una formula? quando il conduttore dell’incontro si rivolge a noi invitandoci a pregare, egli parla con noi, oppure premette un “preghiamo” a una preghiera che pronuncerà lui solo? Eppure l’inizio e la fine della preghiera è un tessuto dialogico: dialogo con i presenti (preghiamo), dialogo con il Padre (O Dio, ecc.) e unione alla preghiera pronunciata dal conduttore attraverso l’assenso (amen).
L’amen è vissuto come innocua conclusione di una formula, e non - come esso è - cordiale coinvolgimento di tutti , coralmente, con chi ha espresso la preghiera. Quanti “amen” sciupati!
Quel “il Signore è con voi” e il corrispettivo “e anche con te”, è unirci tra di noi in Dio, o una formula stantia?
Quando il conduttore sta per immergersi nella grande preghiera (canone) desidera a lungo rassicurarsi che tutti siano con lui: in alto i nostri cuori!
GCM 20.10.06
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