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Bisogno di adorare

Mi chiedo in che cosa consista l’adorazione a Dio. Adorare, il mettermi ai suoi piedi; meglio: il sentirmi ai suoi piedi. L’adorazione precede l’obbedienza e la fonda. La sottomissione a un’autorità umana, nasce dalla paura o dal timore (paura di non essere accettato, di essere respinto o castigato, di perdere un posto e i suoi vantaggi, ecc.) L’obbedienza nasce spontanea dall’adorazione. Si obbedisce a Dio, ci si sottopone agli uomini.



Sentirmi ai piedi di Dio: è adorazione del piccolo verso l’immenso, del povero verso il tutto.

Le manifestazioni dell’adorazione possono essere innumerevoli: dalla genuflessione all’incenso, dalla lode al ringraziamento, dal pentimento all’invocazione. L’adorazione include ogni manifestazione dell’uomo nei riguardi di Dio.

Eva non aveva compreso che quel Dio, che si compiaceva di stare con lei nell’Eden, era sempre un Dio sublime, tanto più sublime, quanto più cortese. Perciò Eva disobbedisce, ossia non adora.

Il bisogno di adorare è insito nelle fibre dell’anima. Lo sperimenta il bambino, che vede i genitori alti (anche solo fisicamente) e potenti. Egli si lascia fare dai genitori, ossia obbedisce necessariamente, perché senza di loro egli è nulla.

Il bisogno di adorare è spiccato negli adolescenti, che sono nel continuo depistaggio del loro eroe.

Nell’adulto il bisogno di adorare si concentra nel crearsi degli ideali, soprattutto nel plasmare il proprio io ideale da realizzare, e che rimane sempre irrealizzato. Ma quanto spreco di adorazione, che non raggiunge mai il suo fine naturale: Dio. Si adorano il calciatore, la diva, il denaro, il piacere, l’hobby, la caccia…

Quando il naturale bisogno di adorare si incontra con Dio, allora solamente trova il reale suo collocamento. Ma prima deve subire una dolorosa purificazione da tutti gli idoli prima adorati. Infatti l’eroe o l’io ideale sono troppo miseri e pretenziosi per esigere d’essere adorati.

Il bisogno di adorazione deve misurare la distanza tra uomo e Dio. Perciò ogni evento che ci fa toccare con mano la nostra piccolezza (malattia, limiti, insuccessi) è provvidenziale coefficiente di adorazione.

GCM 30.01.06