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Ricordo e presenza

Dal ricordo alla presenza: è il continuo movimento interiore del cristiano.

Dopo la morte di Gesù,i discepoli erano caduti nella tristezza del ricordo. Luca, nel suo Vangelo, riporta l’episodio di Cleopa che, con un’altra persona, si avvia verso Emmaus. Egli, parlando di Gesù, ne ricorda le gesta (“potente in opere e parole”) e ne piange l’assenza (“credevamo che fosse lui il liberatore e invece sono passati tre giorni...”).

Ormai di Gesù non restava che il ricordo e il rimpianto, nel cuore di Cleopa.

Gesù invece educa Cleopa alla presenza. Presenza di un nuovo modo di pensare: “era necessaria la scomparsa fisica”. Presenza di lui, sotto un diverso aspetto.

Il ricordo di Gesù, grazie all’opera dello Spirito, deve giungere ad accorgersi della sua presenza. E’ la dinamica della risurrezione, il capovolgimento del senso di morte. Infatti la morte segna il passaggio dalla presenza di una persona al suo ricordo. Qui si innesta la commovente elegia dai pagani e degli increduli: “tu sarai sempre vivo nel nostro ricordo”. L’immortalità fittizia di un morto consegnata al mero ricordo.

La risurrezione invece fa passare dal povero ricordo, che col tempo tende necessariamente e provvidenzialmente ad affievolirsi, alla presenza. Presenza non soltanto in Dio, ma anche con noi: “sarò con voi per sempre, fino a che dura il tempo”.

La messa, che quotidianamente realizziamo, è un rinnovato emblema di risurrezione, anche nella presente sua struttura. La prima parte è un ricordo dell’opera di Dio e della parola profetica. La seconda parte è il rinnovare la presenza del risorto, anche sotto la forma sacramentale. Emmanuele: Dio con noi.

GCM 14.07.05