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Non temere

Non temere! E’ questa un’esortazione ripetuta spesso, e della quale ancor più spesso abbiamo bisogno. Quotidianamente nuotiamo, e talvolta affoghiamo, in un mare di paure: malattie, rovesci, insuccessi, terremoti, inondazioni, terrorismi, assenza di affetto, incomprensioni, ecc.

Si faccia coraggio: ci dicono, come se noi non desiderassimo aver coraggio, quando esso ci manca. Anche la domestica dell’Innominato diceva di aver coraggio a Lucia, terrorizzata, ma il coraggio non veniva.

C’era sì una persona che ripete spesso “non temere!” Agli ammalati, agli spaventati, agli abbattuti egli rivolgeva il suo “Non temere!”. Era inefficace quell’esortazione, come i nostri “fatti coraggio”? Oppure portava con sé l’efficacia?

Quel “Non temere” era il seguito di alcune frasi. Ricordiamo due: “Soltanto credi” e “Sono io”.

L’efficacia dell’esortazione a non aver paura, pronunciata da Gesù, si appoggiava su due perni: la fede e la sua persona.

Le nostre paure sono controbattute dall’antagonista: Gesù.

Gesù è la nostra fiducia. Egli indica la fede in lui, l’abbandono alla sua persona, come antidoto alla paura.

Le nostre paure sono le indicazioni più evidenti di quanto manca ancora alla nostra fede. I santi abbondano di fiducia. Il loro interesse si è spostato dalla difesa di sé, alla realizzazione della volontà di Dio. E la volontà di Dio, il suo piano di amore, si attua attraverso ogni vicenda umana. In essa la presenza di Gesù che ama e redime, e dello Spirito Santo, è ognora operante.

GCM 24.08.05