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L'insuccesso

Evitare l’insuccesso oppure sperare anche nell’insuccesso?

Naturalmente, noi desideriamo evitare gli insuccessi, correre verso una meta e raggiungerla. Non sopportiamo neppure la sconfitta della squadra di calcio, alla quale ci siamo affezionati.

Tutti i nostri sforzi e le nostre precauzioni, le nostre pianificazioni perfette e i nostri tentativi per evitare gli insuccessi non hanno conseguito i pieni risultati voluti o desiderati.

Insuccessi nel lavoro, nell’amore, nella preghiera, nel dominio di sé.

Perciò è più saggio, e più semplice, prevedere insuccessi in ogni nostra impresa: dalla cura della salute al bisogno di contemplazione.

Per vivere serenamente i molti insuccessi della vita, forse la prima disposizione, che illumina e rafforza ogni meccanismo per “assimilare” gli insuccessi, è quel “Nelle tue mani affido la mia vita”. Perché lui, Padre, conosce la soluzione anche degli insuccessi più totali. Infatti lui ha inventato la risurrezione di Gesù, dopo il crollo della sua morte: “Dio l’ha risuscitato. Voi l’avete ucciso”: dice Pietro il giorno della Pentecoste.

Quando la nostra vita è affidata davvero al Padre, allora riusciamo a muoverci con speranza durante gli insuccessi.

L’acquisto di esperienza. Lo sperimentare una strada diversa. L’apprezzare i piccoli risultati raggiunti anche nell’insuccesso. Il comprendere che non dobbiamo percorrere a tutti i costi la via intrapresa. Lo sfruttare nel modo più costruttivo le forze di reazione provocate dall’insuccesso...

L’apprendere nella preghiera (forse anche quella segnata da molti insuccessi) che nulla si oppone al nostro cammino verso il Padre.

GCM 18.08.05