Il discepolo deve essere come il maestro.
Non
pretendere, quindi, di superare il maestro. Se il Maestro è Gesù, noi
discepoli non siamo in grado di opporre il nostro “ma” contro le sue
parole, contro il Vangelo. Il nostro “ma” o le nostre aggiunte si
assimilano alla bestemmia, procreata dalla pretensione.
L’altra
faccia dell’essere come il maestro è quella di non essere al di sotto
del maestro. Purtroppo la tendenza a restare molto indietro, a non
spingerci nell’introiettare nel cuore e nella mente la Persona e la
Parola di Gesù, non ci aiuta a essere come il maestro.
Gesù è la
Parola di Dio, annunciata a noi creature. Noi siamo tanto presi dalla
Persona e dalla Parola di Gesù, da essere invasi da essa e da essere
trasformati in essa.
“Come il Maestro”. Ossia figli di Dio, pregni della forza di Dio.
In
Italia dilaga una letteratura, proveniente dall’America, ma basata sul
buddhismo, che inneggia alla spiritualità. La spiritualità è intesa
come un entrare nel nostro profondo per captare l’energia universale,
che scorre per il mondo. Pur volendo scomodare i quanti di M:Plank, gli
autori non riescono a dimostrare scientificamente (ossia
sperimentalmente) la realtà di tale energia. Riuscissero a dimostrarla,
essa indicherebbe una riserva profonda di energia psichica, che
definiscono “spirituale”.
Per noi la spiritualità si attua non
nel suscitare l’energia universale, ma mettendo il nostro cuore e la
nostra vita a disposizione dello Spirito di Dio, che attivi in noi la
risposta all’invito di Gesù, il Maestro. La nostra energia spirituale,
nasce da un dialogo, non da una spremitura del profondo.
GCM 09.07.05