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Variabile stupidità

È una variabile onnipresente, che si rivela particolarmente nel campo sociale.
     Prendo l'esempio dell'altro ieri. Vittorio Emanuele di Savoia con la sparuta famiglia (certo non è una tradizionale famiglia all'italiana di un tempo) va a Napoli. Perfino prepara scritto un ringraziamento.
     E lasciamolo entrare e andare dove gli garba!
     Nossignori. C'è la contestazione. Una stupidità grossa come il mastio angioino. Ma stupidità deve essere. Altrimenti che italiani e partenopei siamo?
     Forse i Savoia non s'aspettavano tanta stupidità. Solo questo è il loro errore o la loro svista.

Qualunque azione intraprendiamo è necessario che mettiamo in computo la stupidità dell'uomo. Infatti c'è sempre la persona che si reputa intelligente e che ha da contrapporre qualche cosa (o spesso soltanto qualche parola) al nostro operato.
     Evidentemente le persone stupide sono quelle che si stimano intelligenti, tanto intelligenti da aver sempre qualche cosa da ridire. Appunto: sutor, ne ultra crepidas. Calzolaio, eventualmente fa le tue osservazioni solamente sulle scarpe.
    La vera persona intelligente prima di tutto non si crede più intelligente degli altri, e poi quando opera deve tener presente la variabile stupidità degli altri.
     Perciò sa come giudicare le critiche, sa che saranno inevitabili, sa che più di tanto essere non valgono. Soprattutto non si sentirà offeso da esse.

Perfino i politici dicono di aver le spalle grosse.
     Il guaio maggiore l'abbiamo tutti sofferto: la variabile stupidità in chi esercita il comando. È da tener sempre presente, perché ineludibile. Allora può venire in soccorso l'intelligenza sposata all'astuzia e all'ironia.
     Ne fece uso anche Gesù. e non raramente (vedi vangelo di Giovanni).

GCM, 17.03.03