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Ogni nemico è un malato

Una persona che mi arreca del male è una persona malata dentro.
     Chi mi condanna è un condannato, sia psicologicamente sia sotto il profilo della fede.
     Solamente un cattivo produce cattiveria: dal suo cuore escono le malizie di cui è nutrito.
     Un maldicente non influisce sulla sua vittima, che persevera nell'essere ciò che è. Egli vomita su altri la propria cattiveria, ma vomitando non se ne libera, anzi aumenta dentro di sé la cattiveria.
Solo il pentimento e la preghiera fanno uscire dall'uomo (e dalla donna!) la cattiveria e liberano il cuore.

A chi ci ha recato del male, è aumentata la malattia interiore.
In noi il male ricevuto provoca una naturale reazione di fastidio e di dolore, cioè un'inquietudine ribollente.
     Questa si placa in due modi: con la reazione vendicativa, o con la preghiera per la guarigione del malato che ci ha ferito. La scelta è a nostra totale disposizione.
     La reazione vendicativa dà sì e no un sollievo momentaneo. La preghiera di guarigione genera lentamente la pace del cuore in noi, e si allea alla misericordia del Dio che guarisce.

Però costatiamo che l'offensore malato di cattiveria, continua nella perversità e provoca altri danni. Che fare allora?
     Raddoppiare la preghiera.
     Sottrarsi all'influsso del persecutore il più possibile, anche quando siamo costretti a convivere con lui.
     Amare sempre la verità, e pronunciarla quando se ne presenta l'occasione.
     Essere sicuri che la sua cattiveria è una malattia che si impregna di ignoranza. Gesù: "Perdonagli, perché non sanno ciò che fanno".

GCM 01.03.03