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Numero e verità

     Il tarlo della democrazia è lo stesso del totalitarismo. Cambia la maschera, resta la sostanza.
     Non è esatto dire che nel totalitarismo comanda uno solo, e nella democrazia comanda il popolo. In realtà "comandano" i violenti. La subdola violenza dei cortigiani, la subdola violenza dei giornalisti, dei ricchi, dei demagoghi.

     La copertura della democrazia e della sua violenza, è la pretesa del "consenso". Quale consenso?
     Quello del cinquantuno per cento? E il rimanente quarantanove?
     Quello del cittadino subornato dalla pubblicità o dall'abilità dell'oratore?
     Quello del povero ingenuo preso in giro dal clamore reclamistico finanziato dai ricchi?
     Non è violenza forse l'imporsi degli uni sugli altri, con il proclamare "siamo maggioranza"?

     Si passa dal "re sono io" e "lo stato sono io" all'"abbiamo vinto le elezioni". Gli "altri" sono sudditi, dominati da uno o da molti (ossia da pochi, nella cosiddetta democrazia).
     Il sistema democratico è molto imperfetto, anche se è migliore della tirannia in alcune manifestazioni. È imperfetto: siamo "in humanis".

     Purtroppo il criterio di maggioranza si basa sul numero di veri o apparenti consensi.      Addirittura si pretende che il numero crei la verità. Si dice: se molti la "pensano" (mi scusi il verbo "pensare" se adesso lo abbrutisco tanto!) così, quindi ciò è vero.
     Mi sovviene un episodio, capitato venti secoli fa. Un intero parlamento la pensava diversamente da un povero indiziato lì presente. Il parlamento si chiamava Sinedrio, l'indiziato Gesù.
     E Gesù solo era la verità.

GCM    28.12.01