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Limiti e confini

     La scienza umana, il sapere umano più si sviluppano e più corrono incontro al loro limite, sebbene sia interna a ogni genere di ricerca l'idea di allargarsi.

      Infatti ogni nuova scoperta avviene per definizione. Si è certi di aver scoperto, soltanto quando si riesce a "dire le cose con chiarezza", cioè a definirle.

      Definire, però, coincide con il limitare: "è questo e non è altro". Ogni nuova scoperta, quindi, comporta una nuova acquisizione di limiti. Più si progredisce e più ci si limita. Più si scopre, e più aumenta la percezione del limite.


    Per assurdo (e non tanto): quando tutto il genoma umano sarà scoperto, proprio allora l'uomo raggiungerà la propria ultima limitatezza: per andare oltre non ci sarà più spazio, e la morte resterà sempre presente per l'uomo, come per ogni essere vivente.


     E che ne faremo del nostro desiderio di immortalità? È forse una feroce beffa della natura che ci spinge a scoprirlo per umiliarci, oppure è un'esigenza della natura, cui la natura non è capace di dare la risposta?

     A differenza della scienza, che progredendo racimola una quantità di limiti, la fede si aggancia alla rivelazione, al manifestarsi di Dio. Si accoglie Dio, grazie alla nostra apertura alla vita e alla nostra intuizione. Ogni nuova intuizione nella fede si diffonde in orizzonti sconfinati, indefinibili.


    Quando si pretende di rendere a parole le intuizioni di fede, l'intuizione stessa si frantuma e si depaupera. La fede non patisce di essere "definita". Il lavoro dei teologi è spesso, tutto sommato, magnifico sì, ma anche un depauperamento della fede, se pretende di "chiudere" la fede in "definizioni", cioè in limiti.


    Anche le "definizioni ufficiali", che seguono dispute filosofiche e teologiche, corrono davvero il rischio di impoverire la rivelazione. Forse anche perciò Giovanni 23° e i vescovi del Concilio Vaticano 2° avvertirono il pericolo insito nel "definire" ed evitarono ogni definizione.


     Restano i poeti: i soli capaci, dopo i mistici, di farci intuire qualche cosa della rivelazione. Poesia e fede si abbracciano molto più che teologia e fede.


GCM 28.10.01