HOME

Home > Percorso META > Articoli 2004 > Uomo irriducibile

Uomo irriducibile

Il Padre, la Trinità, non può essere ridotta nei nostri concetti. Dio è irriducibile, è eterno, infinito.
     E' un'impresa impossibile scoprire perché e come l'infinito possa aver prodotto dall'intimo della propria infinità, un cosmo finito, per quanto incommensurabile. Eppure è un fatto. Forse la Trinità, unità e diversità, può farci intuire il perché della progettazione di una realtà finita. Il Verbo era di fronte a Dio, il Verbo era Dio: tutto attraverso lui fu fatto. Il Verbo davanti al Padre è il progetto di un cosmo finito.

Dio è incommensurabile, irriducibile. E l'uomo fatto a immagine di Dio, secondo il suo progetto (come leggiamo nella Genesi) è esso stesso irriducibile.
     Irriducibile non soltanto alla violenza degli educatori e dei superiori, degli artisti e dei politici. Ma, soprattutto, irriducibile alla violenza che egli esercita su se stesso. Egli si violenta concettualmente, illudendosi di essere ciò che lui pensa. Si violenta emotivamente, costringendosi a esercitare quelle virtù, che non sono adatte alla sua persona: non tutte le virtù sono adatte a tutte le persone. L'essere virtuoso in tutto, è tentazione a essere divinamente infinito.

L'uomo è irriducibile perché tende all'infinito, e i limiti sono spezzati dal suo desiderio. Ma l'infinito non può essere realizzato mai dall'uomo. Tendere all'infinito, non può ridursi a diventare infinito, ma deve spingere ad abbracciare l'infinito.
     Il rispetto dell'immancabile scarto tra finito e infinito, fa parte della vera grandezza dell'uomo, che si configura nel suo raggiungere la verità, quindi anche la verità su se stesso e sui propri limiti.
     La verità ci farà liberi, ci suggerisce il Vangelo di Giovanni.

GCM 24.05.04