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Persecutori

"Un altro male ho visto sotto il sole: il comportamento avventato di chi comanda. Lo stolto è stato posto a coprire alte cariche e i potenti giacciono nelle più umili posizioni. Ho visto servi a cavallo e principi camminare a piedi come servi." (Qohelet, cap. 10, vv 5-7).
     Qohelet descrive un caso non unico, né raro.
Il comportamento avventato si risolve spesso in aggressione. Il superiore che grida, umilia, punisce... e si sente con la coscienza a posto (se pure la promozione a superiore non gli ha rattrappito la coscienza). Egli perseguita, non coordina; soffoca, non conforta; invidia, non gioisce.

Eppure chi perseguita è castigato non da altri ma dalla sua stessa persecuzione. Il perseguitare rende il persecutore un perverso, un invasato del male. Se poi gode per aver perseguitato ( e la cosa non è impossibile) , allora è un verme.
     Il persecutore si autopunisce, mentre è intento a punire gli altri. Il persecutore (grande o lillipuziano, come le persone che incontriamo nei nostri paraggi) è un disgraziato, che ha bisogno della misericordia, ma che non riesce a chiedere misericordia.

Dei persecutori la "Lettera a Diogneto" dice: " I cristiani non sono conosciuti, eppure vengono condannati".
     Ho osservato che quando una persona compie un supplemento di bene, viene punita per questo. Questa persona esce dalle righe di un comportamento standardizzato, per allargare il bene, e perciò non è "conosciuta" ed è punita.
     I persecutori, perseguitando, prima di tutto nuocciono a sé stessi, rendono palese la propria ignoranza, si feriscono con la propria opera, acuiscono la loro invidia, allestiscono il proprio castigo. Quanto bisogno hanno di misericordia!

GCM  27.08.03