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Morte

La morte può essere considerata sotto tre aspetti: scientifico, ideologico, esistenziale.
     La scienza guarda il morire e la morte nella successione degli eventi e nella concatenazione di cause ed effetti. Non sa perché si muore, però sa come si muore. Perciò suggerisce come assistere il moribondo: ossigeno, antidolorifici, elettroencefalogrammi, ecc., secondo il tipo di malattia inguaribile e perciò dall'esito letale. Per la scienza la morte è un semplice evento clinico da seguire con risorse farmacologiche e psicologiche.

L'ideologia a sua volta si interessa del perché della morte, del suo inserimento nella vita, del significato possibile del morire, della morte e dell'eventuale dopo morte. Essa non si ferma all'evento, ma al valore umano dell'evento. Perciò indica e sforna ipotesi e teorie, talvolta ragionate, non raramente fantastiche, sempre insoddisfacenti per il desiderio che la persona nutre di "non morire". Per consolare l'inevitabilità della morte e per alleggerire la sua "inimicizia", tornano buone le fantasie della reincarnazione, del ritorno nell'anima universale, dell'inesistenza dopo la morte, del ritorno all'empireo, ecc.

Lo sguardo esistenziale nasce semplicemente dall'esistere della morte, però prendendo l'avvio dall'esistere stesso della persona. Scoprendo perché si vive, si scopre anche perché si muore.
Le prospettive esistenziali sono, alla resa dei conti, soltanto tre: l'atea, la religiose, quella di fede. Le prospettive atea e religiosa quasi sempre ricadono nella prospettiva ideologica. Quella di fede si radica sulla certezza della Parola di Dio.

Esistiamo perché lui vuole, moriamo perché lui vuole. Lui vuole, perché il suo volere è l'espansione del suo amore. Nasciamo perché lui ci ama. Moriamo perché lui ci ama. Nasciamo e moriamo per la vita. Perciò la risurrezione "dei corpi" (= delle persone umane).  

GCM 16.04.04