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Gioia completa

"Vi comunico queste cose, affinché la nostra gioia sia completa": è parola di Dio, espressa da Giovanni nella sua prima lettera.
Completare la gioia attraverso la compartecipazione della parola di Dio. Se la Parola di Dio resta chiusa in noi, la nostra gioia è troncata, dimezzata. S'affloscia dentro di noi è scompare.
La gioia si integra quando io comunico l'annuncio che Dio m'ha fatto.

La "nostra gioia" recita il testo. Io completo la mia gioia e completo pure quella degli altri, che, ricevendo, entrano nella mia gioia. Se poi la gioia del ricevere anche per loro si completa nel comunicarla agli altri, anche per l'ascoltatore è tripudio di gioia.
Tripudio perché è azione dello Spirito di Dio, che è comunione nella Trinità e nei figli di Dio, fatti comunione trinitaria in quanto comunità di fede: chiesa di Gesù.

Purtroppo nelle nostre comunità a volte non si trasmette Gesù. Famiglie senza parola di Dio. Comunità religiose dove non si comunica Gesù, ma di lui si parla solo per mestiere (catechismi, prediche, confessioni...). Risultano famiglie e comunità prive di gioia. Cattolici tristi e smidollati.
L'esperienza quotidiana, nelle famiglie nelle comunità nella società, ci documenta (e lo viviamo sulle nostre spalle) che dove manca la gioia, monta l'invidia, la lotta, l'oppressione dell'innocente.
Parlo di gioia, non di tranquillità pacata, alla quale si può arrivare con le varie tecniche di meditazione più o meno trascendentale (vocabolo qui abusato surrettiziamente). Gioia, quindi espansione, luce, incontro di spiriti, abbracci di corpi, danza di sentimenti.
Che il Padre perdoni la mestizia delle nostre comunità!

GCM 27.12.03