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Obbedienza

Gesù insegna che l'unica obbedienza la si deve a Dio.
     Luca nota che Gesù doveva trovarsi nelle cose o nella casa di suo Padre. Da essa lo distolgono i suoi genitori, ai quali egli "si sottomette" (subditus, hypotassomenos).
     Gesù fa sempre ciò che piace al Padre. Si sente sciolto invece dall'obbedire alle leggi sia ebraiche che romane. Non è un ribelle, ma uomo libero. Modello per il cristiano, nel suo comportarsi verso ogni potere, civile tirannico religioso.

Anche per i religiosi l'obbedienza è un "voto". Il voto non lega agli uomini e alla loro volontà, ma a Dio e alla sua volontà. Si obbedisce a chi è superiore. Gli uomini sono tutti fratelli, secondo la parola di Gesù. Uno solo è il Padre, un solo il Maestro.
     L'organizzazione di una famiglia, di una comunità o di uno stato, non può imporre l'obbedienza, ma spesso (o raramente) richiede la sottomissione a favore delle esigenze di tutto il gruppo. Allora la carità, il modo più acconcio per viverci figli di Dio, accetta di sottomettersi per non turbare l'armonia. Sottomessi sì, ma non obbedienti agli uomini.
     La sottomissione si relaziona al potere (più o meno illuminato), l'obbedienza si relaziona alla Parola: ob-audire, ossia ascoltare e poi osservare.

Solo la Parola di Dio è verità, essa soltanto include in sé il dire e il fare, perché è parola creatrice. Perciò, per adeguarci da figli a nostro Padre, la sua parola quando ci raggiunge anche fa.
     Fa umanamente, cioè complice la nostra adesione. Però la parola di Dio mantiene integro il suo potere creatore di fare nel dire.

GCM 05.04.03