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Crisi di personale

Serpeggia un'ansia tra i miei confratelli francescani conventuali.
Fino al presente, l'Ordine dei Francescani Conventuali, ha retto dentro la generale debacle degli istituti religiosi. Infatti mentre la quasi totalità degli istituti religiosi ha subito un forte calo di persone, il mio Ordine ha mantenuto il numero equilibrato tra entrate e uscite, nel suo complesso, attraverso alcune compensazioni. Per esempio: in Italia i frati diminuiscono, in Romania crescono.

Però si prevede un declino. Si programma di chiudere alcune case, di ridistribuire i frati. C'è l'angoscia per il futuro.
Alcuni responsabili cercano tutti i modi per aggregare nuovi adepti. Definiscono come "problema vocazionale" la cooptazione di nuove persone.
Se è problema di "vocazioni", ossia di chiamate, il compito è di colui che chiama: Dio. Gesù infatti già ai suoi tempo esortava: "Pregate il Padrone del campo, perché invii operai a mietere". Anche allora si configurava una sproporzione tra la "molta messe" e i "pochi operai".

Le domande principali sono: chiamare operai per quale messe? La società presente dove fornisce mano d'opera?

Le risposte non sono facili. Eppure si può notare:

  1. Il vecchio modo di strutturare la vita conventuale, non è l'unico modo tra i possibili. Il nostro P. Kolbe l'ha dimostrato e vissuto. Non è corretto chiamare gli uomini d'oggi a tuffarsi in un contesto di ieri.

  2. Gli adepti si cercano dove oggi si trovano. In Italia, per esempio, i giovani diminuiscono e gli anziani crescono. Perché non rivolgere l'attenzione agli anziani, oltre che ai giovani, inventando nuove forme e nuove strutture di vita comune?

GCM, 07.04.02