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Spiritualità aperta

      La nostra ricerca di spiritualità è modesta, eppure aperta. Spiritualità: quanto lo Spirito di Dio ci abbia penetrati e penetri l'umanità. Ricerca delle penetrazioni di Dio incarnato dentro questo mondo.
     In questa ricerca una luce ci ha catturati e beatificati: il Vangelo. Il Vangelo ci indica fino a dove Dio, incarnandosi, ha pervaso e imbevuto l'umanità di se stesso.
     Perciò la nostra ricerca non può esimersi dall'estendersi a tutto l'uomo e a tutti gli uomini? Possiamo intuire la larghezza, la profondità e l'altezza del dono di Dio, senza aprirci a tutto l'uomo e a tutti gli uomini?

     La nostra ricerca non ambisce di appropriarsi di ogni dimensione dell'uomo e degli uomini. Non pretende di dettare a noi e ad altri, le linee di un'antropologia o di una politica globale. Soltanto intende lasciarsi penetrare dalle domande del Vangelo e della storia dell'uomo e di ogni uomo. Desideriamo non dominare e appropriarci (neppure soltanto intellettualmente o fantasticamente), ma di essere aperti, lasciare in noi un continuo spazio per un amore che vede e che si sforza di comprendere.

     Incentrare la spiritualità sul Vangelo, come l'incentrò S. Francesco d'Assisi, non è rinchiudersi in un castello isolato di una spiritualità atemporale. Anzi è lo slargarci nella globalizzazione del Vangelo. La mistica, intesa da parte di taluni come un raccogliersi fino a rinchiudersi, potrebbe riuscire perfino a confinare l'uomo nelle prigioni di una pietà mal compresa. Quella chiusura voluta con pari intensità da certi mistici e dal laicismo: la fede come fatto privato.

     Dio non pretende che io sia un mistico, ma che accolga con gioia il mio essergli figlio.
     E con Gesù essere disseminato nel mondo.

GCM       26.08.01