Servi

     Leggendo le biografie di Francesco d'Assisi, si nota facilmente la sua riluttanza a servire i potenti. Francesco però non li combatté, come fecero molti movimenti pauperistici del suo tempo. Egli si sottrasse allo loro prepotenza, a cominciare dalla prepotenza del padre. Francesco autenticamente fu un libero.

     Ai suoi frati indicò di non frequentare le curie, né civiche né episcopali. Anche ciò fece parte del suo astenersi dalla contaminazione del mondo.

     Francesco non fu servo del potere. Si sa che anche aggiudicandosi il potere (religioso o politico) è farsi, subdolamente, servi del potere. Dopo Francesco, nella storia, troviamo innumerevoli casi del religioso che serve il potere, e con esso si contamina. Non occorre ricordare l'emblematico Rasputin. Basti ricordare i travagli dell'Ortodossia russa sotto Pietro il Grande (grande come?) o dopo la Rivoluzione di Ottobre. O anche Lutero.

     Francesco non fu servo del potere, eppure amò il servizio e lo assunse. Egli si fece servo dei fratelli. E ai frati indicò questa via, che è componente integrale dell'agire francescano e della democrazia reale (non solo incompleta e nominale, come molte democrazie moderne), da sempre presente nel francescanesimo.

     Purtroppo da quando i Francescani furono annoverati tra gli "Ordini clericali" perdettero almeno parte della loro primitiva freschezza democratica.

     Servo dei fratelli. "Si lavino i piedi gli uni gli altri" scrisse Francesco, copiando pari pari dal Vangelo di Giovanni. La democrazia francescana si basa sul servizio, che tutti accomuna.

     A me piacerebbe molto se anziché usare il termine "democrazia", si usasse il vocabolo "demodulìa" per indicare la tradizione francescana e, perché no?, quella cristiana. Saremmo all'opposto del verticismo, liberi dall'assolutismo, che hanno causato lacerazione nel Cristianesimo.

     Se le forze avverse si oppongono che la demodulìa avvenga nel sociale, nulla impedisce che essa s'impadronisca del nostro cuore.

GCM 22.10.01