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Bontà Francescana?

     Quando odo parlare di attentati, di guerre e di azioni militari, provo un rifiuto istintivo. Forse nel profondo desidero anch'io la violenza, ma se essa mi si presenta, serpeggia in me un diffuso disagio.
     Con un amico conversavo di terrorismo. Lui, per avvalorare la sua tesi, mi raccontò un aneddoto.

     C'era una volta un agricoltore, che amava tanto la natura e ogni animale. Era certo che, non molestando gli animali, questi non recavano danno. Intanto nei suoi campi si era trasferito un nido di vespe.
     La moglie, allarmata, l'aveva pregato: "Distruggi quel vespaio. Le vespe sono pericolose". Ma lui: "Gli animali sono vite. E ogni vita va rispettata. Non molestiamo le vespe e quelle non ci molesteranno!"
     Con l'andare del tempo, il vespaio si trasferì dai campi sotto il tetto di casa. La moglie: "Distruggi il vespaio, o almeno allontanalo dal tetto con un'affumicata". E lui: "Il mio principio è di rispettare tutti, anche le vespe".
     Un bel giorno le vespe costruirono il nido proprio all'interno della casa. La moglie: "Che cosa aspetti a cacciarle?". E lui: "Lasciamole in pace: sono nostre sorelle!". E la donna: "Ti ha preso un attacco di francescanesimo?".
     Un altro bel giorno le vespe si irritarono per i fatti loro e pinzarono violentemente il contadino. Impacchi freddi, pomata di ledum, corsa al pronto soccorso. La sua vita fu salvata.

     Rincasando dall'ospedale, l'agricoltore sparse un potente insetticida sulle vespe: morirono tutte tranne due. Una si rifugiò nel vecchio nido sotto il tetto: l'agricoltore l'inseguì e l'avvelenò. L'altra svolazzò verso i campi. L'agricoltore l'inseguì, tenendo in mano come un'arma l'insetticida, e la finì.

     Io cercai di interpretare la morale della favola. Ma non mi riusciva di togliermi dalla testa, che gli uomini non sono vespe: possono anche cambiare.

GCM 19.10.01