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Virtù

S'accumulano montagne di libri ascetici che indicano le virtù da acquistare. Non vorrei scomodare il buddhismo, l'induismo antico, il taoismo. Mi basta ricordare i Sapienziali, i monaci del deserto, Epitteto e Giovanni della Croce.
     E noi, pieni di buona volontà, cerchiamo di "esercitarci" nelle virtù, secondo i dettami dei "maestri di spirito".
     Tutto necessario, tutto bello, tutto promettente.

Poi i monaci del deserto mi avvertono che i demoni riattizzano la loro opera, perché fa più comodo dire che i demoni tentano, anziché dire che la virtù non è ancora acquistata.
     Poi Lutero ci avverte che la natura è incapace di salvezza, e il Concilio di Trento cerca di smorzare le affermazioni di Lutero, presentando l'uomo solo ferito (sauciatus), non cattivo.

In ogni modo...la virtù non è mai raggiungibile. "Chi mi libererà da questo corpo di morte?"- dice Paolo di Tarso. Ossia corpo (umanità) morto o moribondo.
     Le virtù sono sforzi per raggiungere uno scopo irraggiungibile nella sua completezza; sono sforzi necessari, eppure inutili se pensiamo di raggiungere la "perfezione".
     Necessari questi sforzi per creare l'atmosfera, per non lasciarci inerti, per farci percorrere il tratto di strada quotidiano. Con questi sforzi manteniamo viva la vita e la sensibilità.
     Poi viene l'insight. L'improvvisa luce. Nessuno psicologo ha scoperto la dinamica dell'insight. Avviene, si constata, ma il suo percorso rimane arcano.
     Paolo ci dice: solo la Grazia, il dono di Dio solleva questa umanità moribonda.
     Tutti i nostri sforzi sono necessari, ma la virtù è un dono. Perciò allo sforzo va unita sempre la fiducia in Dio.
     E perché anche l'insight non possa essere un influsso di Spirito Santo?   

GCM 29.08.03