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Amore e luce

"Chi non ama il fratello, è nelle tenebre". Giovanni scrive questo, sospinto dallo Spirito di Dio, ai credenti del suo tempo.

Ecco una delle spiegazioni del nostro "non vedere Dio". Dio è nel buio mirabile del suo mistero, per chi non ha luce. La luce possiamo accenderla, utilizzando la nostra dotazione amatoria. Ama chi ti sta vicino, e scoprirai Dio. Certo che la fede sa e non capisce sempre.

Noi ci ingegniamo a guardare Dio, tramite le nostre riflessioni e le nostre teologie. Ma la strada più sicura è l’amore. Non primariamente l’amore di Dio. L’amore del prossimo accende la luce. Senza amore la teologia resta un nobile esercizio di termini e di scoperte. L’amore dà alla teologia quel calore che le è necessario per "mostrare" Dio.

Potremo mai vedere Dio? Potrà il nostro cuore essere spazzato da ogni rancore, da ogni malanimo, dal bisogno di vendetta?

Anche quando desideriamo vivere in pace e in armonia con noi e con gli altri, c’è sempre qualcuno che disturba, per il gusto e il bisogno di disturbare. Don Abbondio non cercava rogne, eppure le rogne gli andarono incontro. La razza dei bravi e dei sopraffattori non è ancora estinta. Davanti a un bravo non ci sentiamo naturalmente portati a vivere d’amore.

E allora, sarà mai possibile accendere la luce che ci illumina Dio? Potrò mai guardare sorridente i miei persecutori?

Gesù è luce al nostro comportamento. Lui ha sempre amato, perché è la traduzione umana dell’amore di Dio.

Gesù ha amato rimproverando, perdonando, commovendosi, aiutando, condannando e assolvendo. L’amore ha molte facce: va dalla sopportazione all’abbraccio, dal rimprovero al perdono. Amare non è sdilinquirsi, ma riportare armonia e giustizia nei rapporti umani, compassione e chiarezza, forza e dolcezza.

GCM 29.12.03