Sensibilità

Oggi molte persone lamentano che i ragazzi non curano la religione e la fede. Ed è vero, almeno all'apparenza.
   Osservando un po' più attentamente, si scopre che è guastato il terreno su cui allignano e crescono religione e fede. Infatti è presupposta una qualche sensibilità emotiva, anche nella quale si radica la fede.

È necessario, prima di tutto, rispolverare e rieducare la sensibilità per ciò che è bello, consolante, grande. Solamente così ci si dispone a Dio!

Stringe il cuore vedere e udire i giovani che lanciano lazzi e canzonature, quando scoprono un compagno piangere o una compagna protestare dolorosamente, perché "scaricata" dall'amichetto.
    Anche sotto questo aspetto, comprendiamo l'invito di Gesù a ridiventare bambini. Scevri da quelle sovrastrutture civili, che inaridiscono il cuore tra una moneta e l'altra, tra un ricevimento e l'altro, tra una fornicazione e l'altra.

 Purtroppo i genitori e la scuola si ingegnano a cancellare la spiritualità e l'allegrezza dei bambini, spegnendo la voglia di entusiasmarsi e di creare.
    Non significa proprio nulla che molti professori, i quali hanno seviziato gli alunni perché scrivessero in una certa maniera "corretta", non provano la gioia di scrivere quando li si invita a collaborare?

La creatività, fonte di gioia, oggi è diventata una specializzazione tecnica (con tanto di brevetti!), che però della creatività nativa conserva ben poco. Viviamo in un mondo tappato, senza uscite, tanto meno senza uscite verso l'alto.

Chiamati noi cristiani a ridestare la sensibilità per preparare la fede! Tempi addietro si costruiva il ragionare logico (filosofia) per preparare la fede intellettuale (teologia): spesso si creava il freddo e l'arido. Oggi si deve svegliare la sensibilità assopita, per sorridere a Dio e con Dio!
    È compito dell'evangelizzazione: lo faceva capire anche Paolo di Tarso.

GCM       31.12.02