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Tristezza d'amore

Il peccato è un cancro misterioso, che si insinua in ciascuno di noi, come in Eva e in Adamo.

Ma che cos'è il peccato? Per il nostro intelletto e per la nostra fede intellettiva, il peccato è opposizione, disobbedienza a Dio, anzi competizione con Dio ("sarete come Dio" promette il serpente a Eva).

Il peccato inoltre si rivela anche nel nostro ambito emotivo: ci si sente in peccato, cioè fuori squadra riguardo alla zona più intima di noi, là dove Dio si annuncia arcanamente con maggiore insistenza e vigore.

Le nostra emotività come interpreta il peccato?

Siamo stati "educati", da genitori e da catechisti e da preti, a omogeneizzare il peccato con il senso di colpa. I sensi di colpa coltivati da bambino, io me li ritrovo pari pari, e non elaborati, nel peccato, così come me l'hanno fatto sentire. Da piccolo le mie libertà venivano condannate dai genitori e io temevo che non mi accettassero più nel loro affetto, e così si sviluppava in me il rimorso. Da grande mi hanno costretto a sentirmi addirittura "nemico di Dio", se sgarravo nell'osservanza di qualche legge.

Per fortuna il peccato, pur considerato soltanto emotivamente, si definisce anche con un'altra cifra.

Ecco: Dio mi ama e io, timidamente eppure autenticamente, Lo amo, di un amore che scopro diventare ogni giorno più libero, e che attorno a me qualcuno persino critica e lo bolla come ateismo.

Io amo. Però talvolta, per mia debolezza, mi comporto in modo stupido, scorretto e in disaccordo con il mio amore. Come risultato emotivo, ne divento triste, me ne dispiace.
Non mi prende allora il senso di colpa, ma una profonda amarezza, causata dall'amore.
Sì, il peccato produce una tristezza d'amore. Così lo sento.
Allora il mio riavermi non passa attraverso la penitenza, ma attraverso il bacio.
Come un figlio prodigo.

GCM 02.12.01