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Serenità

Oggi vivo. Oggi opero. E nell'oggi vivo l'eterno.
     Il mio passato mi ha condotto, mentre io lo conducevo.
     Quanti errori nel passato! Oppure nessun errore, ma solo un errare, camminando. Verso dove? - Verso l'oggi, semplicemente. E verso l'infusione in Dio.

     Ho peccato nel passato. Eppure anche il peccato è una speranza. Il peccato è pieno di speranza: speranza di star meglio, di felicità, di realizzare, di arrivare anche semplicemente in un luogo.
     In fondo a ogni peccato si incontra la grazia.

     Io non posso rinnegare il mio passato, per quanto peccaminoso. Forse il peccato (se peccato è un continuo tentativo di raggiungere una certa pienezza) è il sentiero che mi riconduce a me stesso, da dove poi ripartire per lasciarmi vedere da me e da Dio.
     Anche il mio peccato mi ha risospinto verso l'oggi, dove più chiara vedo la mia figliolanza a Dio. Oggi, che è fatto di abbandono a Dio e di fede - per quanto esile - nel Salvatore, Gesù.

     Ringrazio Dio per il mio passato e per ogni modulazione di esso. La mia vita potrebbe essere una litania da penitente. Mi piace invece sia un salmo di gloria. Ringraziamento per tutte le esperienze, quelle che il mio cuore vedeva belle e fruibili, e quelle che i moralisti stimavano disdicevoli.
     Non so se sono obbligato a purificarmi oppure a immergermi nella Parola, oggi e qui. Senza molti inutili attracchi al passato comunque vissuto. Il passato è in me, ma già divenuto altro.

     E l'eventuale purificazione monta adagio adagio, man mano che la Parola prende possesso di me, e mi invade e mi lascio prendere dalla festa, dimentico perfino delle dissonanze che nel mio passato vivevo, o che oggi ancora vivo.
     Io non so vendicarmi con nessuno. Tanto meno con me stesso, infliggendomi dolorosi pentimenti o masochistici castighi.
     Dove ora sono, lì Dio mi ama.

    GCM      01.08.01