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Servizio

Servizio è un vocabolo guardato con diffidenza, come un cane randagio. Soprattutto, quando è pronunciato da politici o da preti. Nella bocca di questi acquista il sapore di accademia.
Tuttavia il vocabolo mantiene la sua forza.
È ben vero che i "servi ufficiali" (chiamiamoli anche ministri) non fanno altro che comandare, imporre, anche umiliare. È pur vero che il Papa si dichiara addirittura servo dei servi, e i comandanti di alto grado degli istituti religiosi si firmano "ministri". Tutto ciò è vero, ma non convince troppo.

Però una persona, al di là di ogni sospetto, dichiarò di servire e di non voler essere servito. Nella sua bocca il vocabolo "servizio" finalmente trova la pienezza della sua autenticità e del suo rigore, e non perché ella è stata assoggettata in schiavitù. Anzi è irrorata di divinità. In Gesù si sposano divinità e servizio.

Proprio in Gesù il servizio esprime la verità. Infatti Gesù si pone al servizio, ma non del potere (come i leccapiedi), bensì dei fratelli, del povero, dell'uomo che cerca e che patisce.

La tendenza di trasformarsi in servi del potente è presente non raramente in noi uomini. Tutti battiamo le mani al vincitore, al ricco anche se stupido, al furfante che scala il potere.

Addirittura (vedi dove arriva la nostra stupidità!) per fidarci di Dio, lo mantelliamo di "potenza": Padre onnipotente, un po' più di Giove e un po' meno di qualche imprenditore o di qualche statista.

Eppure Dio, quand'è comparso tra di noi, non in maniera truffaldina e machesca come Giove, ha dichiarato solo di voler servire. Non i potenti, perché per questi sono sufficienti i cortigiani. Ma i poveri, perché questi non hanno sostegno.

Siccome Gesù è un esempio, che forse voglia esortare anche noi a scegliere bene chi servire, prima di metterci al suo servizio?

GCM, 08.03.02