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Il Natale scarno

Natale: la fantasia corre a sognare. Luci e canti, agitarsi strano della gente e delle stelle: così decidono la fiabe, le novelle e i vangeli apocrifi.

I Vangeli autentici non descrivono la nascita di Gesù. Quasi la tacciono.

Matteo la nasconde dietro la frase: "Giuseppe non ebbe rapporti coniugali con Maria, fino a che lei partorì un figlio e chiamò il suo nome Gesù". Le frasi di Matteo accennano alla nascita di Gesù soltanto per indicare il comportamento di Giuseppe riguardo a Maria.

Luca è poco più abbondante. Scrive: "Ora, avvenne che, mentre si trovavano là, si compirono i giorni in cui doveva partorire, e partorì il suo figlio primogenito". Tutto qui.

La stringatezza degli evangelisti nel narrare la nascita di Gesù, è un dire seccamente: "È nato come tutti gli altri: semplicemente è nato senza tanti fronzoli".

Eppure proprio qui sta il meraviglioso, l'impossibile che si attua. Nasce un uomo ed è Dio.

Non lo trasformano in Dio i sentimenti materni di Maria, le sue doglie, o la natura immobilizzata stupefatta. Nasce uomo ed è Dio, perché solo Dio decise questa sublime stranezza.

Egli non soffrì più degli altri bambini, né frignò meno degli altri. Ed era Dio.

Questa divina stranezza ci costringe a fermarci per contemplare. Un bambino in fasce ed è Dio.

Questa divina stranezza ci induce a tacere. Tacere fino a che dentro di noi, nel profondo di noi tutto si faccia silenzio. E nel silenzio percepire Dio che ribolle in noi.

GCM 07.12.02