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Gesù raccontato

Dio non può essere definito. Il nostro Dio unitrino non può essere raggiunto dalla nostra mente e racchiuso in essa tramite le idee.
Però il Padre ci aiuta. Perfino nella nostra incapacità di sapere che cosa chiedere (Cfr Lettera ai Romani, c. 8).
Un grande aiuto a intuire che cosa significhi il nostro trovarci nella Trinità, il Padre ce lo presta, in unità con il Figlio e con lo Spirito, attraverso i libri della Sacra Scrittura.

Questi libri non sono scritti come trattati di teologia, che tenterebbero di definire Dio. Anzi c'è un libro della Scrittura, che maltratta un po' i teologi, ed è il libro di Giobbe.
Eppure questi libri sono grandi amici, che narrano. Narrano la Trinità attraverso le opere volute e poi realizzate dalla Trinità stessa. Apice di queste opere è Gesù Cristo.
La narrazione di Gesù, cioè i suoi Vangeli, ci facilita nell'inoltrarci nella grandezza della Trinità, cioè nel Dio unitrino, intravedendolo nelle sue opere.

La narrazione scuote la nostra curiosità intellettiva, la nostra sensibilità emotiva, la nostra intuizione vitale. Il concerto di queste dinamiche dentro di noi, non ci permette di descrivere l'interiorità della Trinità, ma ci facilita nell'accostare dolcemente e magnificamente nelle rive dell'atmosfera della contemplazione, ossia in quell'arcano vivere nella Trinità, sicuri e riposati in essa.
Concederci alla narrazione per tuffarci nella realtà del nostro Dio unitrino.

Non si esclude il ragionamento intellettivo, non si scarta la speculazione razionale. Però questa viene dopo, molto dopo.
Come avvenne per la Scrittura: dalla vita e dalle opere di Gesù narrate e propagate, nacquero le riflessioni teologiche, l'innologia liturgica, la derivazione morale. La Scrittura è fondata sulla narrazione. Altrimenti la Trinità non sarebbe mai "apparsa" alla nostra vista.

GCM, 02.01.02