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Dove abiti?

Giovanni Battista era un guru di allora, circondato da uno stuolo di discepoli, e consultato da molta gente.

Orbene, lui vede passeggiare davanti a sé un uomo. Giovanni lo fissa ed esclama: "Ecco il servo di Dio!". Due dei suoi discepoli, udendo la frase e spinti dalla curiosità, seguono quell'uomo. Lui, che è Gesù, si volta e chiede: "Che cosa state cercando?"
"Che cosa" non "chi". Il "chi" era lui. Invece era necessario che i due esprimessero la loro intenzione: "Che cosa volete da me?".
Risposta: "Maestro, dove abiti?". Sembra la richiesta di una banale informazione.

Invece è l'espressione di una decisione. Infatti da loro Gesù è riconosciuto Maestro (Rabbì in aramaico): capo scuola, guru, conduttore spirituale.
L'abitazione di un maestro coincideva, per quei tempi, con la scuola e con il college, dove abitavano coloro che decidevano di seguire stabilmente la dottrina e la vita del maestro. Quindi abitazione: dove alloggiare definitivamente, dopo aver scelto il maestro.

Restare stabilmente!
La maggior parte dei cattolici italiani, riguardo a Gesù riducono il rapporto con lui a una "toccata e fuga". Mezz'ora la domenica e poi basta.
Restare con Gesù, non in una chiesa, ma nel "tempio dello Spirito che siete voi", come suggerisce S. Paolo. Restare continuamente nella Parola di Gesù, il Vangelo. Continua la frequenza eucaristica. Amare e vivere il suo corpo, che siamo tutti i credenti in lui.

"Venite e vedrete": Gesù dice ai due.
Seguirlo per costatare.
Costatare per rimanere.
Rimanere per assorbire la verità e la vita.
Assorbire per essere trasformati e salvati, e per espandere la gioia di aver trovato ciò che il nostro cuore desidera: la felicità di Dio.

Anche uno dei due discepoli, Andrea, espande la propria gioia, invitando il fratello Simone a incontrarsi con il nuovo maestro.

GCM 04.01.02