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Teologia e salvezza

Gesù non ci ha portato dal cielo una teologia, bensì una salvezza. Gesù è venuto a liberare l'uomo. A questa liberazione serve anche la sua qualità di Maestro e il suo sacrificio della vita.

Gesù è venuto per trasmetterci il dono del Padre, divenuto egli stesso questo dono.

Le teorie teologiche su Gesù (Cristologia) sono piccole indicazioni, talvolta preziose, della strada; ma Gesù è la via. La fede, oltre a essere l'accoglienza di un messaggio, è l'adesione personale al messaggero.
In Gesù le nostre aspirazioni alla vita, si realizzano, perché lui è il sommo reale di ogni sintesi: uomo-Dio, nell'unità di un'unica persona.
Spesso noi soffriamo di divisione: il diavolo (cioè il principio di ogni separazione) ci presenta la vita parcellizzata. Le specializzazioni, cui tende la scienza moderna, sono benefici tentativi di penetrare la realtà e di analizzarla. Però sono anche pericolose tentazioni alla divisione (diabolus) e alla separazione.

Tentativi di unione oggi sorgono da ogni lato.
Unione delle scienze tra di loro (interdisciplina), delle scienze con la filosofia e con la teologia.
Si mantiene il rispetto delle singole metodologie (che sono correlative e succubi degli oggetti scissi dal contesto reale) e si cerca una metascienza e una metametodologia, che tutto ricompatti in una nuova ontologia metafisica.

Anche la scienza psicologica cerca, in alcuni cultori, il dialogo con la teologia. Ne consegue un nuovo campo speculativo che studia le dinamiche dell'incontro. Ne sortirà una nuova scienza, con una nuova metodologia.

Ma l'uomo concreto, pur sollecitato da questa nuova scienza, ne resta al di fuori, perché lui non è un'astrazione. Gesù è venuto a salvare l'uomo concreto, che egli ama, e a questo rivolge la sua salvezza. Tutte le ricerche speculative servono, ma non producono la salvezza, che si attua solo in Gesù.

GCM 26.03.04