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Reincarnazione

Odo pronunciare insistentemente il vocabolo "reincarnazione". Pur di apparire originali, molti accarezzano questo termine, senza conoscerne il significato e la consistenza reale.

Ieri sera, a un conferenziere che si era detto convinto della reincarnazione, ho chiesto:

"Quando lei afferma la reincarnazione, intende reincarnazione di un individuo, oppure di un archetipo analogo a quelli di Jung o anche di Platone, oppure alla realizzazione di un progetto eterno, come afferma lo Spirito Santo attraverso S.Paolo?".

Risposta: "Reincarnazione di un individuo".

Naturalmente la mente mi è corsa a S. Paolo, il quale scrive che Dio ci ha progettati e ci ha creati e non "ricreati". Mi è tornato alla mente il prologo di Giovanni, nel quale si afferma che il "Verbo" si fece carne, quel "Verbo" (il principio!) in quella precisa e unica carne.


E poi ora faccio un discorso mio, più terra terra.

Mi pare che per la reincarnazione manchi la materia prima: manchino gli individui da far reincarnare.

Gesù sapeva come le cose andavano nell'aldilà. Tre volte si trovò nell'aldilà e due nell'aldiqua. Verbo eterno (al di là) si fece carne (al di qua), morto (al di là) e risorto (al di qua), assunto al cielo (al di là).

Questo andirivieni gli aveva permesso una cognizione diretta delle faccende, e non era costretto a fantasticare per crearsi una teoria.


Or bene, questo Gesù, e coloro che dopo di lui propagarono il suo pensiero, chiaramente affermano che alla morte ogni individuo resta se stesso, nel bene e nel male. Con la morte e con la risurrezione, ogni uomo stabilisce definitivamente in Dio la propria carriera.

Dopo morte siamo tutti raccolti in Dio. Dal suo grembo non esce nessuno, nemmeno per far piacere ai reincarnazionisti.

Quindi nessun individuo può reincarnarsi. Alla reincarnazione quindi manca la materia prima.

Almeno questo vale per i credenti in Cristo, che si basano sulla concretezza sperimentata: Gesù Cristo.


GCM, 11.12.02