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Con Gesù risorto

Pasqua di Risurrezione: è cosa certa che il cadavere di Gesù di Nazareth è risorto; è certo che il Risorto è qui vivo con me; è certo che io già ora sono risorto con Gesù, al cui destino mi sono agganciato con la mia fede in lui.

Io sono risorto. Attendo, talvolta con una leggera ansia, la totale manifestazione del mio già essere risorto.

Oggi, giorno di Pasqua, sono anche graziato e fortunato. Mentre molte persone sentono, in qualche maniera, la Pasqua, ritornando in visita ai parenti, oppure visitando opere d'arte, o salendo in montagna, io vado al cuore della Pasqua: a Gesù morto e davvero risorto. In lui trovo pace, sicurezza, rassodamento della mia speranza durante il mio breve tragitto del vivere nel mondo.


Una volta tuffato nel cuore della Pasqua, poi mi riesce facile esportare la Risurrezione ovunque.
Anch'io posso recarmi dai parenti, ma con dentro il giubilo che Gesù è lì a tavola con noi.
Posso pure recarmi al museo, eppure lì godo, oltre le forti e dolci sensazioni dell'arte, anche il fatto di sentire accanto a me l'artista, che, essendo cristiano, è anch'egli risorto con Gesù, e si trova dove io gusto la sua opera.
Posso andare in montagna, ma con dentro la gioia di vivere con il Risorto la sua opera, la natura, prodotta da lui Dio glorioso.

Il Vangelo di oggi mi indica che per arrivare al Risorto, devo prima patire il vuoto del sepolcro insieme con la Maddalena, con Pietro e con Giovanni.
Patire il vuoto dei miei limiti e dei miei peccati. E patire, per comunione e per condivisione, il vuoto, che si apre nel mondo in chi soffre e in chi muore di fame.
Se assumo questi vuoti, poi Gesù Risorto si stamperà ulteriormente nella mia vita.

GCM, 31.03.02