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Rinneghi se stesso

"Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Sembra un programma di regime autoritario, un'indicazione hitleriana o staliniana. Il tutto o il niente.
In realtà si dice "prenda la sua croce" non "la mia croce". Il rinnegare se stessi, in realtà, è il prendere se stessi nei limiti della propria persona. Si rinnega la pretensione di incentrare la vita su noi stessi, sulle nostre ambizioni, sulla pretesa di successo o di ricchezza. Si chiede di indirizzare la vita più avanti: nel regno di Dio, realizzato da Gesù ("mi segua").

Le parole del Vangelo sono un indirizzo di vita, un'indicazione di percorso. Le parole di Stalin ( o di Napoleone o di Cesare Augusto, del Re Sole o dello zar di Russia) sono imposizioni per far prevalere la propria volontà a scapito degli altri. Quelle di Gesù sono per salvare gli altri, aiutati dalla sua opera. Stalin sta lontano da tutti. Gesù chiama tutti a seguirlo, per partecipare della sua vita.
Quel "rinneghi se stesso" ha continuato (e continua) a spaventare molte persone. C'è uno spavento terrorizzato che fa correre; c'è uno spavento soffice, che fa mettere nel dimenticatoio la persona che incute paura.

Il "rinnegare" è un verbo forte, che i semiti usavano per dire semplicemente "relativizzare". Esso è analogo all' "odiare il padre e la madre", che significa pure relativizzare. Ossia: non considerare il più importante, non sopravvalutare.
Il Vangelo ci invita a non darci troppa importanza, ossia un'importanza superiore a quella dovuta a Dio, o a quella che ci induce a seguire Gesù.
Rinnegare se stesso, è semplicemente un prendere le nostre giuste misure, quelle che sono fatte anche dalle "nostre croci".
Alla fine, il rinnegare davvero noi stessi è un diventare intelligenti.

GCM 17.09.03