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Salvi e attivi

Gesù si recava presso gli emarginati: presso i bambini, i lebbrosi, i ciechi, i pubblicani, le prostitute … i barboni.
Per confermarli nell'emarginazione? Per fare della povertà una milizia nella battaglia contro i ricchi? Per esasperare la loro disperazione e gettarli in una mischia impari contro le istituzioni, l'esercito, la polizia?

Gesù accostava gli emarginati, perché lui li rispettava come esseri umani, e affinché essi riprendessero coscienza della propria dignità e del proprio valore.
"Beati i poveri": avete un valore davanti a Dio.
"Va', e non peccare più" diceva all'adultera, affinché prendesse coscienza della propria dignità.
"Dei bambini è il regno dei cieli" diceva, perché di fronte a Dio Padre gli uomini tutti, piccoli e grandi, si trovano in una par condicio.

Il cieco ode che Gesù stava passando. Urla: "Gesù, Figlio di David, abbi pietà di me!". Il buon senso dei presenti cerca di tacitare il bercio sguaiato del cieco, e questi raddoppia l'urlo. Gesù ode e chiede:
"Chiamatelo".
Ancora una chiamata!
Poi la domanda di Gesù: "Che vuoi che io ti faccia?"

Due ipotesi per risposta: "Dammi l'elemosina" della quale la mia cecità ha un quasi diritto riconosciuto: questo è uno dei pochi vantaggi che la società riconosce al cieco.
"Signore, che io veda!". Restituzione dell'uomo alla propria integrità, alla dignità e alla condizione di guadagnarsi la vita con le proprie mani.
Gesù vede questa retta intenzione. Non compie il miracolo per fissare l'emarginato nella propria emarginazione, ma perché collabori alla vita propria e di tutti.

Salvare l'emarginato dalla propria emarginazione e renderlo attivo.

Questo è l'intento di Gesù.

GCM 30.05.02