HOME

Home > Dio PADRE > Articoli 2004 > Dio educatore

Dio educatore

La pedagogia di Dio è divina. Sembra una tautologia. Invece è una sottolineatura utile.

Il pedagogo si sforza di indicare all'educando linee ben definite di comportamento e di pensiero. Dio non può agire nello stesso modo, se vuole educare i suoi figli a se stesso. L'educazione cristiana si prefigge di assimilare i figli al Padre. Siate misericordiosi, poiché il Padre è misericordioso. Ma il Padre non può essere contenuto nei nostri pensieri e nel nostro cuore. Egli è presente, ma non contenuto, poiché è infinito, senza confini, senza limiti neppure intellettuali.

Perciò il Padre per educarci a sé, non può definirsi, se non in termini che indicano l'essenza: Dio è Amore. L'amore non è limitabile. Ecco allora la pedagogia di Dio: gettare lampi di qua e di là, piccole finestre, che guardano l'infinito, e che stimolano l'intuizione prima del ragionamento, il cuore prima dell'intelletto, l'infanzia prima della maturità (questa troppo saccente non di rado).

Quella di Dio è una pedagogia a bagliori, a baleni, a guizzi, che attira cuore e contemplazione, intuizione e riflessione di noi piccoli uomini davanti all'Infinito.
L'educazione del popolo ebraico è nitida: non creare né immagini né statue, costrizioni di Dio.
Poi viene Gesù, il grande trasmettitore di Dio.
Ecco allora il fiorire degli stimoli delle parabole, l'insegnamento con iperboli e con assurdi, l'interrogazione sospesa: "Che cosa dice di me la gente? E voi che dite?". Il Vangelo non è né descrizione (più o meno teologica) del Padre o del Figlio, né dottrina definita. E' narrazione, attraverso la quale intuire Gesù. Esplicitazioni riuscite, ma non esaustive, di queste intuizioni, sono, per esempio, le lettere degli apostoli.

Il pedagogo umano pretende di definire una strada. Il pedagogo divino attira verso di sé, misteriosamente.

GCM 19.02.04