Essere felici che nostro Padre si affermi (santifica il tuo nome), che la sua grandezza si asserisca (venga il tuo regno), che la sua vita si propaghi (come in cielo così sulla terra): è l'atteggiamento d'apertura del Padre nostro.
Perché "pregare" che Dio si affermi, quando lui possiede già il potere di affermarsi?
Preghiamo per due motivi: per l'orgoglio incomparabile di essere suoi figli, e per comunicare al Padre la nostra totale e libera adesione al suo affermarsi.
Riempiti di Dio, preghiamo poi implorando anche a favore nostro di figli ancora per poco pellegrini sulla terra.
Scoprirci figli (cioè la "posizione" di figli, come si esprime Paolo: ouiothesia) è considerarci come si considera Gesù, figli in missione fuori casa, che però rimangono in contatto con la casa e anelano al ritorno nel seno del Padre. In missione sulla terra, per completare e per svelare la bellezza e la grandezza dell'opera di nostro Padre.
Inoltre, per vedere con chiarezza l'opera del Padre, che noi siamo chiamati a completare collaborando con lui, è necessario che il nostro occhio sia libero, cristallino, puro. E allora è naturale:
Il cuore puro o purificato non soltanto ci alleggerisce di gioia, ma soprattutto ci pone nel privilegio di conoscere e di gustare la vita, senza precipitare nell'esperienza perversa "del bene e del male".
Il "Padre nostro" finalmente riedifica nel nostro cuore la casa del Padre, quella casa già devastata da Adamo e dal nostro peccato.
GCM, 26.06.03