Il Padre nostro lo ripetiamo ogni giorno, ma declassato.
Era nato come impostazione del modo di pregare. Infatti il Vangelo di Luca ci racconta di un discepolo che chiede: "Insegnaci a pregare". A pregare! Non a ripetere una formula. Tant'è vero, che già tra l'evangelista Matteo e l'evangelista Luca notiamo una differenza di formulazione del "Padre nostro" e un'unità di impostazione.
Purtroppo è stato ingessato in una formula: la lettera ha prevalso sullo spirito. Talmente irrigidito, che perfino il chiaro semitismo delle prime due parole si è infiltrato un po' anche nelle versioni correnti.
Gesù, da esperto in preghiera, stava indicando un indirizzo di preghiera, una struttura sana del modo di rivolgerci al Padre, e si trova prigioniero di una formuletta. Declassato.
Il Padre nostro ci insegna a:
Queste indicazioni sono il quadro generale, dentro il quale noi giochiamo il nostro rapporto affettuoso ed esistenziale con il Padre.
Dal Padre nostro apprendiamo il nuovo carattere delle preghiera umana: libera, rivolta alla contemplazione del Padre, prima ancora che attenta ai nostri bisogni.
GCM, 03.02.03