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Ci vuole felici

Gesù non ci vuole ricchi; ci vuole felici.
     Non misura i risultati della sua opera dalla grandezza eclatante, ma dall'amore che riesce a spargere nel mondo. Non si basa sull'onnipotenza ("avrei dodici armate di servitori, se lo volessi!"), ma sulla salvezza dal male, sulla gioia del cuore: "mi rivedrete, e il vostro cuore si riempirà di gioia".

Ma per gustare la gioia, per deliziarci del suo sapore, necessita essere "sapienti".
     Gesù ci vuole sapienti, cioè semplici, non ignoranti!      I semplici intuiscono il regno di Dio e Gesù ne gioisce. Gli ignoranti, per Gesù, stanno in cattedra: "Tu sei maestro in Israele, e non conosci queste cose?".
     L'ignoranza degli intellettuali, che sanno prevedere perfino le variazioni atmosferiche, e non s'accorgono della presenza di Dio in terra, nella persona di Gesù.
     L'ignoranza si annida là, dove alligna la pretesa di conoscere. Perfino nella mia teologia, che pretende di spiegare Dio, si annida la vera ignoranza.
     Spiegare Dio! Attribuire a lui, le nostre incerte e fantasiose immaginazioni e categorie di essenza, natura, persona. Credere di aver spiegato la Trinità, quando di essa si pretende di affermare che è unica natura in tre persone. Non si può spiegare Dio, ma solo intuirlo. Evviva la poesia!
     Gesù del Padre e di se stesso offrì non spiegazioni, ma affermazioni balenanti, quasi fugaci, fulminanti. E le affermazioni riguardavano l'amore di Dio. Il Padre ha cura di noi, il Padre ci vuole felici attraverso il suo e nostro perdono, il Padre conosce ciò di cui abbisogniamo, il Padre glorifica il Figlio e i figli, il Padre ci ama tanto da farci partecipi del suo tesoro, quello che lui ama infinitamente: ha tanto amato da darci il Figlio, il suo cuore!
     Dio, in Gesù, non ci vuole ricchi, ma felici. Se avesse destinato per noi la ricchezza, ci avrebbe condannato all'infelicità.

GCM, 03.07.03