La parentesi tempoQuesta vita, che viviamo, è reale? È un anticipo? È l'immagine di una vita vera?
L'evangelista Giovanni pone continuamente in crisi e in discussione questa vita. Vivono tra di noi i pastori, eppure, per Giovanni, uno solo è il pastore autentico. Di fronte alla vigne, Gesù si pone come la vera vite. Il nostro cibo è solo apparente né ci salva dalla morte, Gesù invece è il cibo vivo disceso dal cielo. Insomma le cose che tocchiamo tutti i giorni non sono "vere". Il vero è oltre, forse altrove.
Le cose non sono vere, perché non sono irrobustite da consistenza incrollabile. Sono fugaci, apparenti, tuffate nell'evolversi del divenire. Poi sopraggiungono la morte e l'implosione della fine del mondo. Esse sono una parentesi dentro la realtà durevole, eterna.
La vita di qua è un breve prestito dalla vita di là. L'elevazione della nostra persona, attraverso la fede, è un'indicazione a bere continuamente dalla fonte della vita, alla fonte di ogni principio, o, se questo è più bello!, respirare l'aria della patria.
Patria: il luogo dell'origine, del Padre. Noi siamo a prestito in questa vita, dove si svolge il nostro compito: quello di esercitarci nella libertà. Infatti Dio ci vuole "a sua immagine e somiglianza". Lui è perfettamente libero. Altrettanto liberi vuole noi. Se ci avesse creati già "paradisiaci", probabilmente saremmo stati assorbiti così vorticosamente nella bellezza eterna, da perdere ogni possibilità di assenso libero a Dio!
Siamo in questo mondo per esercitarci nella libertà, nelle scelte multiple, e per aderire "liberamente" a Dio, amandolo e cooperando alla sua creazione. Poi, dotati di una libertà nostra, perché conquistata, godremo con più sentita partecipazione della libertà amante di Dio, che è la vera vita, la fonte di vita.
GCM, 16.04.02
|