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Gesù ucciso dal Padre?

"Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo figlio subisse per noi il supplizio della croce …"

Questo fiore e molte decine di altri simili occhieggiano continuamente nel prato della liturgia cristiana. Noi siamo obbligati a subirli, per amore dell'antica tradizione. Chi non si perita di escluderli dalle proprie preghiere viene ritenuto ribelle o eretico, se non addirittura punito.

Però non è inutile notare:

  1. Una stonatura interna al testo: il Padre "misericordioso", che vuole il "supplizio" del Figlio, cioè dell'uomo più puro e più innocente di ogni tempo. Proprio il Figlio resta l'unico escluso dalla misericordia del Padre.
  2. Una stonatura con gli Atti degli Apostoli: "Quel Gesù che Dio, con una precisa volontà e preveggenza, aveva consegnato, voi l'avete ucciso, impiccandolo; però lo stesso Gesù Dio l'ha risuscitato" (Atti 2.23). In altre parole: Dio donò il Figlio, come si consegna in isposa una donna; invece di proteggerlo, voi l'avete ucciso, ma Dio l'ha risuscitato. Il supplizio quindi proviene dall'uomo ebreo (Pietro, che parlava ai suoi connazionali, era un ebreo), la risurrezione invece da Dio.
  3. L'esercizio di ginnastica teologica di una corrente di pensiero cattolico, presenta un Dio offeso e crudele, che pretende di essere sodisfatto contro l'offesa del peccato, attraverso una vittima sacrificale. Questo Dio non può esistere, perché la sostanza di Dio è Amore, costante e fedele.
    Per fortuna, una seconda corrente teologica vede in Gesù il dono incondizionato (cioè non condizionato dal peccato dell'uomo) di Dio all'umanità, e non esclusivamente una vittima riparatrice di una grande offesa. Notiamo anche che Dio non potrebbe essere adeguatamente offeso per il peccato, se non da un pari suo, ossia da un altro Dio (che evidentemente non esiste).


Su questo argomento del Dio Amore assoluto si può riflettere, e così far cadere molte teorie sul sacrificio riparatore in sé e portare l'attenzione sull'uso riparatore della morte in croce di Gesù, a uccisione avvenuta.
La nostra sensibilità desidera che certe inopportune illazioni sul Dio crudele, fossero tolte dall'uso liturgico.

GCM, 13.04.02