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Attenzione di Dio

"Guardate gli uccelli, guardate i gigli del campo". Chi possiede un goccio solo di dimestichezza con il Vangelo, difficilmente non ricorda queste frasi.

Esse possono essere interpretate sotto diverse angolature.

La prima angolatura è quella poetica. È sufficiente una leggera patina di sensibilità estetica, per scoprire la carica di emozione poetica sprigionata da queste parole. Uccelli e fiori, esempi di libertà e di non affanno. Liberi da preoccupazioni, eppure egualmente vivi e belli.

La seconda angolatura è quella del richiamo a un comportamento fiducioso. Per alcuni le parole di Gesù (e quasi tutto il Vangelo) rappresentano un ordine, una regola di condotta. "Non dovete affannarvi, dovete lasciare ai pagani i comportamenti preoccupati del magiare e del vestire". Quasi un ordine a comportarsi da barboni.

L'altra angolatura è la parola di Dio Padre. Gesù ci mostra il Padre nella sua amabilità e sollecitudine. Nostro Padre scorge troppi fedeli affannati. Ne soffre. Desidera evitargli una vita triste, poiché solamente incentrata sul mangiare e sul vestire. Allora il Padre prospetta un diverso modo di interpretare la vita e di considerare la relazione con il vivere quotidiano.

La nuova luce, che toglie gli affanni, è quella delle beatitudini. La pesantezza del vivere quotidiano non ci deve rapire la nostra dignità divina.
Per arrivare a questa visione, e con essa alla pace del cuore, Gesù indica una duplice attenzione.

Cercare prima il regno di Dio, cioè la regalità del Padre: il resto viene dopo.
Non appesantire l'oggi, con il supplemento dell'affanno del domani. Il Padre è l'oggi eterno, e vuole i suoi figli incentrati nell'oggi.

GCM 22.06.02