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Lui mi guarda

Nelle usanze cristiane si trova anche quella di "vivere alla presenza di Dio". E' un amabile invito a ricordarsi spesso di Dio, a invocarlo e a saperlo presente nelle nostre azioni. Dovrebbe essere un continuo raccogliersi per ricordare e "gustare" la sua presenza in noi.
     Però questa nostra trasparenza a Gesù è acquistata dopo lungo silenzio dai santi mistici, gli amanti del silenzio e dell'interiorità.
     E, mentre faticosamente ci si esercita in questo tuffarsi dentro di noi e dentro Dio, quale situazione potrebbe renderci sereni e felici?

Una convinzione, che si trasforma in gioia e in ringraziamento: se io non mi accorgo della mia presenza a Dio, lui però mi vede, mi sente, mi segue, mi ama ugualmente e sempre. Io posso dimenticarmi di lui, ma lui non si dimentica di me, perché è fedele.
     Il mio raccogliermi in preghiera, il riflettere nella meditazione e nello scrivere, sono momenti di "accorgimento" del suo sguardo e del suo cuore rivolti a me. E questa è gioia.

Quando poi mi accorgo che il suo sguardo presente e amante è rivolto su ogni persona, allora la mia ammirazione e la mia gioia assumono la vastità dell'universo.
     Essere sempre presenti a lui, certi della sua perenne attenzione a noi rende la nostra vita non solo un oggetto d'amore, ma anche un soggetto d'amore, di riconoscenza e di lode.
     Anche quando siamo tentati di piangere la nostra solitudine, l'incomprensione l'abbandono degli altri, non siamo mai soli.
     E quando ci ricordiamo di lui, non ci rivolgiamo ad un assente. Egli è nel nostro cuore e alle nostre spalle.

GCM, 22.10.03