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Dubbio liberatore

Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me: dice Gesù.
     Elevato da terra, nella crocefissione. Elevato dalla terra con la risurrezione.
     Il momento della morte è, per Gesù e per il credente in lui, l'istante eterno della risurrezione. Quando tutto è perduto, tutto è conquistato per sempre.

Voi siete morti con Cristo e con lui siete risuscitati: ci ricorda Paolo di Tarso.
Questo mistero della caduta che si fa innalzamento, è la base della nostra fede. Sulla risurrezione da morte si radica e si irrobustisce la nostra speranza.
     La nostra vita di credenti è modulata sul binomio morte e risurrezione. Modulazione che si attua grazie alla nostra fede.

Piccole morti e piccole risurrezioni si rincorrono nel nostro vivere, come anticipi della grande morte e della grande risurrezione. Piccole morti, come umiliazioni, dispiaceri, malattie passeggere. Il tutto seguito da riprese, che appaiono sempre gratificanti. Post crucem, lucem. Dopo ogni croce, si spalanca la luce, il cielo.

C'è una morte, un'oscurità che si rinnova nella vita di ogni credente in Gesù. E' l'oscurità del dubbio sulla fede. E' vero tutto ciò al quale credo? E' vero l'amor di Dio? Sono veri la salvezza, la vita eterna, il risorgere da morte, la divinità di Gesù...?
     Il dubbio è l'occasione d'oro, privilegiata, per vivere davvero di fede. E' il momento dove non resta che credere e che sperare "contro ogni speranza". "Non vedo nulla, e credo con tutte le forze!"

Dopo questo rinnovato atto di fede, risvegliato dalla provvidenzialità del dubbio, dentro di noi si impadronisce la calma, frutto del totale abbandono in Dio. E l'accorgerci di esserci abbandonati in Dio, ci fa naufragare in una dolce e luminosa calma.

GCM 30.03.04