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Ritirarsi

Non farà polemica. Sarà mite.
     Con frasi simili, copiate dal profeta Isaia, l'evangelista Matteo caratterizza Gesù. Così l'evangelista intende spiegare la fuga di Gesù di fronte alle minacce per la sua vita.

Davanti alla cattiveria e alla untuosa perfidia degli altri, la risposta può essere duplice. Controbattere opponendosi con violenza, oppure ritirarsi. Nel caso specifico, Gesù si ritira. Quindi insegna a ritirarsi, giacché il suo comportamento è normativo del comportamento di chi crede in lui.
    Ciò non include il non parlare mai. Anzi. È necessario approfittare degli spazi offerti dalle circostanze per esprimere il proprio pensiero. Gesù parlò sempre, quando era ascoltato. Anche il lungo discorso sul cibo di vita eterna, tenuto a Cafarnao, finì quando proprio più nessuno l'ascoltava.

Questo Gesù annunciatore, in alcune circostanze si eclissa. Non controbatte, ma si ritira. Ritirarsi non corrisponde a restare inoperosi, inerti. Anzi il ritiro fa entrare nei fecondi spazi del silenzio.
     Anche Paolo di Tarso, dopo il felice trauma di Damasco, si ritirò per anni nel deserto. Là rifletté a lungo su Gesù. Il silenzio rinvigorì la sua fede. Dopo quel silenzio l'annuncio di Gesù, Crocifisso e Risorto, esplose. Il silenzio aiuta a condensare idee, sensazioni, intuizioni. Dopo il silenzio queste vengono dette ed esposte, con poche parole e molta intensità.

Anche Gesù godette di "ritiri" nel deserto, o sul monte. Silenzio e preghiera. Nei silenzi intuiva la propria posizione con Dio, fino a scoprire che lui e il Padre erano una cosa sola.
     Per chi vuol combattere contro gli altri, nemici o no, il ritirarsi è una sconfitta. Per chi sta con Gesù, il ritirarsi è un dono, che permette di conoscere e amare di più Iddio, nostro Padre.

GCM, 18.07.03