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Parlare

Per parlare in pubblico non occorre una eccessiva preparazione: basta parlare!
     Invece quando si parla di Dio, allora la preparazione è necessaria. È secondaria la ricerca di testi e di idee, è indispensabile la preghiera.
     Parlare di Dio, senza prima aver parlato con Dio, senza aver pregato oppure fuori di un contesto di preghiera comporta il pericolo della sterilità.
     La preghiera aggiusta anche lo stile del parlare. Infatti con Dio non si possono barattare frottole. Si dice ciò che c'è da dire, senza spiegazioni o circonlocuzioni.

Abituati a questo stile succinto, lo esportiamo naturalmente nella predicazione. S. Francesco, uomo fatto preghiera, raccomandava di usare un linguaggio breve e semplice, citando a proposito e maldestramente ma efficacemente una frase scritturistica: "Verbum abbreviatum fecit Dominus".
Traducendo a orecchio si dice: "Il Signore ha fatto una parola breve". In realtà nella Scrittura si dice che quando Dio si comunica all'uomo, deve ridurre la sua grandezza a piccole misure, per adattarla alle capacità degli uomini.
     Eppure nell'intuizione di Francesco è contenuto un insegnamento prezioso: la stringatezza di Dio è esempio per la nostra stringatezza.

Il pregare è in proporzione inversa al nostro parlare. Più il pregare si fa frequente, più il nostro parlare si fa rado. La preghiera ci educa all'essenziale.
     Una predica non preceduta da preghiera è un bla-bla pedissequo dei manuali, o delle lezioni imparate in seminario, o anche dei testi importanti di teologia.
     Invece solo la preghiera inietta nel cuore anche le semplici idee imparaticce.
     Però esse poi escono dal cuore. E ciò che esce dal cuore è sempre esplosione di calore che trascina.

GCM, 17.03.03