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Nuovi orizzonti 1

L'annuncio di Gesù, il suo essere vangelo, buona notizia di Dio, è arrivato a noi dopo aver attraversato e nuotato nella cultura greca della coiné.
     Attraversando quella cultura, nel pensiero cristiano sono rimaste impigliate molte modalità greche, non intrinseche al Vangelo. La più vistosa è la teorizzazione filosofica, quella che volgarmente diciamo teologia. La teologia del cristianesimo invece, presente nei libri del Nuovo Testamento diverge marcatamente dalle teologie sia di molti scrittori cristiani antichi, sia dei dottori e dei teologi più recenti.

Le teologie sono ispirate dal timore e dall'amore. Dal timore del "mistero", che si vorrebbe trasformare in "idea chiara e distinta". Dall'amore per una "rivelazione", che si vorrebbe penetrare e dalla quale si desidera esser penetrati più intensamente.
     Nella teologia tradizionale si è talmente infiltrato il metodo greco, che lo ritroviamo pari pari perfino nei catechismi e nei dogmi della chiesa cattolica.

Ma ecco la nuova era di Dio: il mondo divenuto un villaggio globale, cioè la semplice casa di Dio. La cultura greca mediterranea, che colonialismo e un certo stile missionario pretendevano di esportare e imporre ai "popoli incivili", oggi fa i conti con le grandi e piccole civiltà mondiali. Il nuovo oggi è aperto, e la prevalenza di una cultura sulle altre perde senso, mentre procede i confronto e la partecipazione tra le culture diverse.
     Molti cattolici, abbarbicati ai dogmi espressi con linguaggio mediterraneo piuttosto che indirizzati al Cristo totale, sono stati spiazzati e disorientati da questa novità, non per il loro contenuto, ma per il rivestimento del loro presentarsi. Guidati più dalla formalizzazione del dogma, che dal contenuto della verità, essi non si raccapezzano.
     L'incontro delle culture è un nuovo passo provvidenziale per riscoprire l'universalità della persona di Gesù, l'insostituibile.

GCM, 15.06.03