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Magnificat 1

Le mie piccinerie davanti al tuo amore senza limiti. Le pongo davanti a te, come metto davanti a te la mie umiliazioni e i miei patimenti. E allora in fondo al cuore comincio a provare un sentimento diverso. Umiliato, sorrido e canto.
     Hai guardato l'umiliazione del tuo servo. Qualunque umiliazione. Anche quella psicosociale. Come l'umiliazione di Maria. Ragazza povera, emarginata, socialmente degradata, poiché incinta.

L'anima mia riconosce grande il Signore, e il mio cuore gode per il mio Dio. Poiché lui sì ha visto la mia umiliazione e i pagani, gli extracomunitari, quelli fuori della comunità, mi riconoscono beneficato da Dio. Quelli di casa no.
     Fuori del tempo, dopo, le generazioni mi riconosceranno. Intanto io m'accorgo che mi ha riempito di cose grandi, immense, lui che può tutto, proprio tutto, perché egli è il mio Dio, l'unico Dio: non sono dei la ricchezza e la gloria, l'ambizione e la promozione sociale, alle quali s'attacca adorando il cuore dell'uomo.
     Vedo scorrere la sua misericordia dai nonni ai miei genitori, dai genitori a me e ai miei fratelli, e via via ai nipoti e ai pronipoti, alle persone che ho generato e riconciliato in Cristo, proseguendo l'opera di chi mi ha generato in Gesù. Tutta gente presa da Dio e innamorata di lui.

Lui ha fatto grandi cose dentro la mia piccineria. Io posso perfino scoprire che lui è mio Padre, che mi sta elevando a sé mentre i miei persecutori sono annientati dallo loro stessa cattiveria, perché Dio punisce il male rispettando la libertà dei malvagi, che con il male divorano se stessi.
     Nel mio piccolo, io spero. Io gioisco, io credo. Perché lui mi ha dato il suo Spirito per farmi credere e gioire.

GCM, 15.07.03