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Letture del Vangelo

Di solito udiamo, durante la messa, la lettura della Bibbia. Le modalità del leggere sono molto diverse.

  • V'è la lettura privata, sebbene fatta in pubblico: chi legge, sebbene pronunci le parole a voce intelligibile, sembra che legga soltanto per sé. Se gli altri ascoltano o no, son fatti loro.
  • V'è la lettura senza respiro: uno legge e non vede l'ora di arrivare in fondo. Se gli altri non capiscono non è colpa sua.
  • Altra lettura: lenta e a tono retto, monotona, con inflessione di voce verso il basso al termine del periodo, o in su se si incappa in qualche punto interrogativo.
  • Lettura professionale: un attore di teatro che vuol fare il serio e che pronuncia tutto bene, possibilmente con voce baritonale, ma senza particolare emozione.
  • Lettura teatrale: letta correttamente e con inflessioni da recita di drammi, che pretenderebbe di essere vivace.


Queste e altre forme di lettura denotano un atteggiamento di fondo: "io mi presto a riprodurre la parole del Vangelo, ma mi tengo distante dal Vangelo". Io qui, il Vangelo là, seppure per un istante si serve di me per raggiungere l'uditorio.

Finalmente c'è un modo più beatificante di leggere il Vangelo o la Bibbia. Se io mi lascio avvincere dalla Parola di Dio, me ne lascio penetrare, le mie fibre lentamente si impregnano di Vangelo, io divento Vangelo, allora il mio "leggere" non è più lettura soltanto, ma dono di me, in quanto io sono dono di Gesù.
Questa è una lettura estatica: sono io che leggo me, ma immedesimato in Gesù.
Allora la lettura si fa gioiosa, non solamente per le "belle cose" che leggo, ma per il dono di Gesù e di me, che si sta attuando mentre io leggo.
Soltanto lo Spirito Santo, accolto liberamente, può trasformarmi in dono di Gesù per chi mi ascolta.

GCM, 25.05.03