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Veridicità e fede

Cinque giornalisti sono mandati ad assistere a un avvenimento. I loro resoconti differiscono gli uni dagli altri. I lettori dei loro giornali capiscono che, sotto sotto, è avvenuto l'episodio riferito, però le angolature dalle quale è stato visto l'avvenimento non coincidono.

Peggio ancora accade per i resoconti televisivi: sui milioni di immagini che si potrebbero riprodurre, vengono privilegiate una o due, cioè quelle più acconce all'intenzione del giornalista e alla tendenza della proprietà. Così si fa la storia.

Domanda: si può essere obiettivi?

Obiettivi, cioè del tutto conformi all'oggetto, no; veritieri, sì.
   Veritieri perché il giornalista esprime sinceramente la proprie impressioni o idee. Però egli riferisce le proprie idee sull'avvenimento, cui assistette, non affatto l'avvenimento in sé.
   Riferisce sinceramente la propria angolatura.

La stessa cosa accadde agli evangelisti. E non c'è da meravigliarsi.
   Gli evangelisti ci presentano quattro angolature diverse dell'unico "fenomeno": Gesù.
   Anch'essi sono veritieri, ma non obiettivi. S'aggiunge per loro l'aggravante che tutto lo spessore di Gesù sfugge a qualsiasi reporter.

Tuttavia alcuni dati sono certi: Gesù esistette, fu maestro, morì, e fu visto e toccato dopo la sua resurrezione.
   La persona di Gesù è particolare. Anche nel leggere la sua "storia", noi siamo aiutati a trascendere la descrizioni, grazie a un impulso arcano, che è l'azione divina dello Spirito Santo.

A questo punto ci troviamo non solo al di là dell'obiettività, ma anche al di là della veridicità: ci troviamo nel recinto della fede, nel campo del sentire, nell'ambito dell'opera misteriosa di Dio. Qui la veridicità, che pur rimane, viene assunta nella fede.
   Il supplemento della fede ci sostiene in questo superamento dell'obiettività e della veridicità

16.04.02    GCM